frammenti "attorno al Bianco"


Attorno al bianco

È nella storia del Centro Iniziative Culturali un'attenzione specifica all'arte dell'illustrazione, basterà qui ricordare come esempio le grandi mostre dedicate a Nicoletta Costa e a Francesco Altan. elemento essenziale del fascino di questo lavoro è la sua estrema versatilità, il fatto che attraverso di esso si possa interloquire sia con i massimi capolavori letterari della storia umana - tutti ricorderanno le celeberrime illustrazioni del Dorè per la Divina Commedia - sia con invenzioni che si concretizzano per esempio in certi personaggi del fumetto, e qui è quasi impossibile non citare a emblema un Paperino o un Charlie Brown. La storia raccontata attraverso parole, segno e colore, arricchisce la sua vitalità se riesce a sfruttare al meglio gli strumenti a disposizione, l'invenzione che si affida alla parola, la messa in scena che si affida appunto al segno e al colore.

Ma nella mostra che il Centro oggi propone al pubblico si è volutamente isolato l'aspetto grafico-pittorico, perché si vuole porre l'attenzione sulle "tavole" che l'illustratore realizza a integrazione di una "storia", a volte inventata da lui, a volte da altri autori. Ciò perché non paiono ancora sconfitti, presso il pubblico più vasto, due giudizi: il primo che pensa all'illustrazione di una storia come a un fatto, alla fin fine, secondario, il secondo che, per conseguenza, la vede con occhio poco attento ad indagarne i valori propriamente "pittorici", di costruzione e di elaborazione cromatica.

Alessandra Cimatoribus e Sara colautti di Spilimbergo, Renata Gallio, di Bannia, Federica Pagnucco, di Arzene, sono bravissime illustratrici del nostro territorio, affermate con lavori che escono largamente dai nostri confine che proprio per la loro bravura esaudiscono perfettamente il nostro intento di attirare l'attenzione sulla capacità specifica dell'illustratore: la quale la quale richiede una sicurezza nel disegno assai sperimentata , una capacità di impaginazione che deve essere nello stesso tempo certa e versatile, un gusto nel colore che, oltre a sapersi collegare alle varie storie in gioco, deve anche saper vivere per se stesso , come se l'autore si divertisse a realizzare delle "tavole", che non avranno necessariamente il compito di illustrare una storia. E allora si guardino con attenzione queste "figure", se ne colga l'autonoma sicurezza esecutiva.

Alessandra Cimatoribus disegna e compone con eleganza corposa e gustosa. Le sue figure, anche cromaticamente sinfoniche, mantengono un tono favoloso che è anzitutto cadenza, ritmo, metafora che passa attraverso un colore di molte densità,tonalità e sfumature. Si veda la delicatezza della piccola serie centrata sui bianchi-neri, ma anche la sicurezza delle tavole grandi centrate sui rossi.

Di Sara Colautti colpisce soprattutto la proprietà della serie intitolata "Animacirco":la volpe, il cinghiale, il picchio... Sono carte realizzate con una eleganza "liberty", fondo quasi bianco e figura librata nello spazio si legano in una armonia sottile e resistente. In altre tavole l'illustratrice evidenzia la sua capacità di usare colori più fondi e, in certe declinazioni, la tecnica dei collage.

Le invenzioni allegre, bonariamente caricaturali nelle quali si distende la narrazione di Renata Gallio si giovano di un disegnare assai sicuro, dinamico e coinvolgente. Nello stesso tempo la trattazione cromatica è ricca di peso, mai il colore non si aggruma né si addensa mai, rimane palpitante, in perfetto equilibrio con spazio e figure.
Di Federica Pagnucco evidenzieremo soprattutto i lavori in bianco-nero, tra cui una finissima incisione. Non certo perché le sue tavole colorate non ci piacciano, ma perché il suo tendere ad una raffinatezza assai controllata si vede al meglio, secondo noi, proprio in essi; raffinatezza sia di rapporti tonali sia di un costruire che anche nei suoi momenti più assiepati non perde mai un’aurea misura di equilibrio.

Le quattro illustratrici hanno poi realizzato, proprio per questa mostra (…) alcuni lavori sul tema del “bianco”. Sono lavori importanti perché ci permettono, oltre che a confermare l’apprezzamento della loro qualità esecutiva, anche di “spiare” i diversi modi di rispondere ad un tema auto-imposto. Lavorando secondo un’intenzione più latamente “pittorica”, esse non si allontanano in sostanza, per quanto riguarda la resa qualitativa, dalla felicità e nitidezza che abbiamo cercato qui di descrivere in poche righe.
 
Giancarlo Pauletto
"Attorno al bianco" - Rassegna di cultura del Centro Iniziative Culturali Pordenone - n. 344 - febbraio 2010

www.centroculturapordenone.it/cicp/arte/galleria-sagittaria/galleria-del-tempo/attorno-al-bianco

------------------------------------------------------------------------------------------------------------


Nel vuoto delle parole
Alcune sono figure nate attorno al bianco della pagina, pronte ad espandere nella fluidità delle proprie linee il senso narrativo di un testo. Illustrazioni, si usa definirle.
Altre sono figure nate dentro il bianco di uno spazio di piena autonomia espressiva, che le artiste si sono ritagliate fuori  da ogni condizionamento legato alla resa della parola in immagine; ma non vi è in questo segno alcuno di rivalsa.
La pagina stampata non è più la céntina su cui strutturare l’invenzione pittorica, ma i fogli – che possono essere allegramente piegati in forma di aeroplanino, o trafitti dal naso-fermacarte di un Pinocchio impertinente – quando si librano nell’aria tempestosa fra le onde sono comunque prede per la fantasia, da afferrare al volo con sguardo ammirato, quasi ad osservare dall’esterno la propria condizione creativa, in bilico tra disegno e grafia, tra lingua e colore.

Renata Gallio e Sara Colautti mantengono il vincolo fiabesco al senso della scena; eppure si percepisce, una volta socchiusa la porta che dava il termine preciso del loro ambito artistico, il senso di una differente esplorazione, “un piccolo suono di vuoto d’aria”.

Nei lavori di Alessandra Cimatoribus e Federica Pagnucco i personaggi assumono la dimensione del puro segno su un tessuto cui la parola stampata fa da trama e dove le lettere in corpo maggiore si confondono nella materia dell’oggetto, costringendolo alla condizione tangibile dell’esistenza e trasferendogli al tempo stesso parte della propria concettuale astrazione.

Il bianco è allora l’appannarsi lieve della trasparenza di fronte a un sospiro. Vaga la donnina in rosso di Federica, con il passo lieve ma carico di sottintesi di qualcosa che sta per manifestarsi, che ancora ci sfugge ma insinua la percezione del mutamento. Intorno a lei “non c’era niente, eppure, ad ogni modo, qualcosa era successo”.

Fulvio Dell’Agnese
"Attorno al bianco" - esposizione a Fiume Veneto - 2010